Una polizza assicurativa (da investimento) è una assicurazione sulla vita connessa a strumenti finanziari (fondi di investimento, gestioni separate). Nel termine polizza rientrano vari strumenti assicurativi, ma in questo articolo andremo a ragionare solo riguardo le polizze da investimento. Nonostante tali prodotti riconoscano un premio al beneficiario in caso di morte dell’assicurato (altrimenti non si potrebbero definire “polizze vita”) in realtà per il contraente costituiscono un vero e proprio strumento di investimento i cui contenuti possono essere gestiti direttamente dalla compagnia o scelti dal contraente/assicurato. Le polizze in oggetto possono appartenere ai cosiddetti ramo primo, ramo terzo e multiramo (un mix dei due).
Come funziona una polizza?
Alla stipula del contratto, l’assicurato si obbliga a versare periodicamente (mensilmente o trimestralmente) o in un versamento unico il premio concordato. Tali premi vengono investiti dalla compagnia riconoscendo all’assicurato (o al beneficiario) gli eventuali proventi al momento dello smobilizzo. Esaminiamo le polizze di ramo primo, terzo e le multiramo entrando nel dettaglio.
Polizze di ramo primo:
Questa tipologia di polizza da investimento investe in gestioni separate (trovi l’articolo dedicato qui) che sono un particolare strumento assicurativo.
Sono strumenti assolutamente prudenti che investono prevalentemente in obbligazioni e titoli di stato. Sono chiamate gestioni separate perché sono un’attività separata da quella della compagnia assicuratrice.
La gestione separata, riconosce all’investitore un rendimento annuale che dipende solo dai proventi realizzati e non dalle oscillazioni di prezzo degli strumenti in cui è investita. Ciò fa si che l’assicurato non soffra la volatilità tipica degli investimenti.
Finora una gestione separata può apparire come lo strumento ideale per investire. In realtà non è così semplice. Infatti se i costi gravanti sulla polizza sono limitati, una buona gestione separata può puntare ad un rendimento annuo superiore ai titoli di stato nelle fasi di discesa dei tassi, ma difficilmente compete con gli stessi nelle fasi di rialzo e in funzione di questo, gli ultimi tempi non sono i piu’ adatti per scegliere una gestione separata. È sicuramente piu’ interessante che lasciare i soldi sul conto corrente o sotto il materasso come sento ancora spesso dire, ma difficilmente aiuta a superare l’inflazione.
I costi che possono gravare su una polizza di ramo primo sono:
-Costi di ingresso e di uscita una tantum.
-Costi ricorrenti di gestione e amministrativi che sono costi trattenuti, espressi in percentuale, sul rendimento ottenuto dalla gestione separata.
Avendo studiato con attenzione i costi che si sosterranno con una determinata gestione separata, sarà poi fondamentale capire quante saranno le annualità minime di mantenimento della polizza per dare il tempo alla gestione separata di iniziare a generare rendimento dopo i costi.
Le gestioni separate non pagano l’imposta di bollo dello 0.2% annuo e sono tassate al 26% per la quota parte investita in obbligazioni corporate e 12,5% per la quota parte investita in titoli di stato.
Va ricordato che sono comunque polizze assicurative e quindi l’assicurato gode della copertura caso morte e può designare un beneficiario anche se non compreso nell’asse ereditario.
Polizze di ramo terzo:
Essendo della stessa famiglia, le polizze di ramo terzo, hanno molte analogie con le polizze di ramo primo. La differenza sostanziale sta nei sottostanti utilizzati per investire dai quali dipendono le prestazioni. Nelle polizze di ramo terzo troviamo fondi di investimento, fondi di fondi, investimenti su indici. Le polizze di ramo terzo sono anche note col nome di index linked in quanto investono in indici di mercato (solitamente azionari) e unit linked in quanto investono in fondi comuni di investimento.
Personalmente, sono polizze che eviterei a tutti i costi, in quanto le prestazioni che si possono ottenere sono del tutto variabili e dipendono dagli strumenti utilizzati (fondi comuni di investimento, ecc) inoltre i costi impattano in modo sostanziale perché oltre a ritrovare le medesime commissioni applicate dalle polizze, come ad esempio quelle elencate nelle polizze di ramo primo, l’assicurato andrà a pagare anche le commissioni dei fondi comuni di investimento che sono notoriamente gravose. Puoi leggere l’articolo sui costi dei fondi comuni di investimento qui.
Inoltre esistono strumenti piu’ economici e anche piu’ liquidi qualora si volesse investire ad esempio nel mercato azionario.
Polizze multiramo:
Le polizze multiramo sono un ibrido tra le polizze di ramo primo e le polizze di ramo terzo.
Infatti all’interno di una polizza multiramo troveremo una quota investita in una gestione separata e una quota investita in una componente piu’ rischiosa e aggressiva rappresentata da attività finanziarie come fondi comuni di investimento ecc. Il risultato sarà che l’assicurato potrà godere dei vantaggi offerti dai rendimenti certi e garantiti della gestione separata ma allo stesso tempo potrà contare su una parte piu’ aggressiva (che però è anche piu’ rischiosa) con la speranza che nel lungo termine apporti rendimenti aggiuntivi alla polizza. Fiscalmente, c’è la possibilità di recuperare minusvalenze e di andare a pagare la tassazione sulle rendite finanziare sulla polizza intera perchè le eventuali minusvalenze generate da un asset sono recuperate dall’altro. Puoi leggere qui l’articolo sulle minusvalenze. Un aspetto che è molto importante da considerare e che crea frequentemente ambiguità riguarda la garanzia del risultato. Mentre in una polizza di ramo primo che è totalmente investita in una gestione separata, l’assicurato godrà, al termine della durata del contratto, del suo capitale garantito (al 100%, al 90%, all’ 80%) In una polizza multiramo questo avviene solo per la quota parte investita nella gestione separata. La parte investita in altri strumenti potrebbe essere protetta. Ma la differenza tra protetto e garantito è sostanziale anche se in un primo istante possano apparire come sinonimi.
Capitale protetto e garantito:
Uno strumento che investe e offre il capitale garantito, significa che al termine dell’investimento l’investitore vedrà ritornare la quota del capitale garantita, che può essere del 100%, del 90% e così via, piu’ un eventuale rendimento. Il rimborso del capitale viene garantito dalla compagnia assicurativa che eventualmente “ci rimette i soldi di tasca propria”.
Capitale protetto, invece sta a significare che il veicolo di investimento, ad esempio un fondo comune, attuerà tutte le pratiche ad esso concesse impiegando anche strumenti derivati per proteggere appunto il capitale, ma non è detto che riesca ad ottenere l’obiettivo di protezione.
Altro aspetto da tenere presente sono i costi. Una polizza multiramo, avendo un asset composto da strumenti come i fondi comuni di investimento può essere molto piu’ costosa di una polizza di ramo primo e anche di altri strumenti finanziari che potrebbero essere usati come veicoli di investimento. Finora si è letto di come le polizze di ramo primo, terzo e multiramo siano costruite e quali possono essere gli aspetti che le rendono interessanti e quali invece le rendono meno attraenti rispetto ad altri prodotti finanziari.
Le polizze assicurative da investimento, facendo parte della stessa famiglia di prodotti hanno degli aspetti comuni:
- Sono esenti da bollo
- Sono impignorabili ne sequestrabili nei limiti consentiti dalla legge, art.1923 del Codice Civile
- Attualmente non sono soggette a imposte di successione
- Possono essere designati beneficiari anche al di fuori dell’asse ereditario
- L’assicurato oltre ad avere uno strumento di investimento gode anche di un’assicurazione sulla vita che spesso è integrabile, previo incremento del premio, con altre coperture
- Hanno mediamente costi molto alti che non giustificano i ritorni promessi
- Richiedono molti anni prima di poter offrire un rendimento
- Se di ramo primo hanno capitale garantito
Tra questi spiccano tre aspetti che sono sovente usati come leva per far sottoscrivere la polizza al cliente e sono questi:
- Impignorabilità e insequestrabilità
Se un creditore avesse qualcosa da contestare al contraente e un giudice dicesse che ha ragione o che potrebbe averla, se la polizza è di recente sottoscrizione, questa verrebbe comunque sequestrata o pignorata.
- Attualmente non sono soggette a imposte di successione
Riguardo le imposte di successione che non gravano sulla polizza, è importante sapere che sono previste delle franchigie cioè una soglia al di sotto della quale non si pagano le imposte. Se il beneficiario rientra nell’asse ereditario (va ricordato che il beneficiario può anche essere esterno all’asse ereditario) cioè il coniuge e i figli o i parenti in linea retta, la franchigia ammonta a un milione di euro per ogni beneficiario. L’imposta andrebbe pagata sulla parte eccedente al milione di euro. Per quanto riguarda fratelli e sorelle, la franchigia è di 100 mila euro pertanto l’imposta si verserà sulla parte eccedente i 100 mila euro. Riguardo invece un portatore di handicap, la franchigia è per ogni grado di parentela di 1,5 milioni di euro.
Alla luce di quanto descritto, se qualcuno volesse stipulare una polizza a fini successori per evitare le imposte, andrebbe a vincolarsi con un contratto sostenendo costi e oneri che potrebbe evitare se il patrimonio è inferiore alle franchigie indicate precedentemente.
- Possono essere designati beneficiari anche al di fuori dell’asse ereditario
anche se è vero che è possibile designare un beneficiario al di fuori dell’asse ereditario, non è invece possibile esonerare un erede legittimo. Questo va sempre tenuto bene in mente.
Conclusioni:
Una polizza da investimento ha varie caratteristiche e in quanto tali vanno valutate nella loro totalità. Come già discusso, sottoscrivere una polizza per evitare imposte di successione quando i patrimoni in oggetti sono inferiori alle franchigie previste non ha senso. Anche la protezione del capitale da aggressioni può non avvenire. Inoltre riguardo la preservazione del capitale, anche se si scegliessero delle polizze (di ramo primo) a capitale 100% garantito, rimarrebbe comunque il rischio di, a distanza di anni, ottenere un rendimento assolutamente inferiore ad altri strumenti come i btp a causa di costi troppo elevati non valutati attentamente in fase di scelta della polizza.
Quindi per scegliere una polizza vita da investimento vanno presi in considerazione i costi da sostenere in senso assoluto confrontandoli con la media del settore, le annualità necessarie prima di poter vedere del rendimento e anche le fasi mercato in cui ci si trova e l’andamento dei tassi di interesse. È pertanto fondamentale dedicare un ragionamento a tutto tondo prima di scegliere la polizza migliore per le proprie esigenze.
Se hai dubbi, domande o curiosità puoi scrivermi a: info@enricopegoraro.it, sarò felice di risponderti.